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      - Viva San Tebaldo. e chi l'onora.
      I carbonari si guardavano in viso irresoluti. Però uno di essi, cui tornarono a grado le sembianze di Guido, riprese:
      - Lodato sia; ma la fatica del carbonaro è molta, il guadagno scarso.
      - San Niccola protegge il carbonaro, e i suoi guadagni moltiplicano.
      - Il carbonaro vive nei boschi, e lo circondano i lupi.
      - Quando i carbonari faranno lega co' lupi scenderanno al piano dove pasturano gli armenti, e prenderanno le stanze dei pastori.
      - Datemi il segno.
      - Eccovi il segno. - E furono tre baci: uno in fronte, l'altro su la bocca, il terzo nel petto.
      - Sta bene: voi siete dei nostri; non vi è che dire. Nondimeno mi pare strano, andando composta la nostra consorteria di gente disperata unita insieme dalla povertà, e dal bisogno di difenderci dai soprusi degli uomini potenti: basta, forse anche voi sarete dei perseguitati. Che cosa volete? Quale aiuto domandate? Ma innanzi tratto seguitatemi in luogo più riposto.
      Guido pensava avere frainteso, dacchè in cotesta grotta non vedesse pertugio capace di condurre in altra parte: però rimase chiarito in breve, avendo i carbonari rimosso il cumulo del carbone, e sollevata dal pavimento una selce, che aperse lo adito a più basso, e segreto sotterraneo. Il carbonaro e Guido vi scesero per una scala a piuoli, e tosto egli intese riporre la selce, e sopra essa di nuovo ammonticchiare il carbone. In quella stanza si vedevano raccolte masserizie e argenterie di ogni maniera, e, giusta la empia profanazione di cotesta sorte di gente, vi ardeva una lampada davanti la immagine di San Niccola venerato come protettore dei ladri, e non meno solenne nemico dei birri.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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