Pagina (493/814)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ora quale io mi sia stata, e come io abbia vissuto, vi sarà facile conoscere interrogando gli amici, i parenti, e i servi di casa. La mia vita è libro che si compone di poche pagine; svolgetelo, consideratelo attentamente, e tutto. Poi, se non prendo errore, mi sembra che per giudicare con discretezza le azioni umane faccia di mestieri avvertire le cause, che possono averle per avventura persuase. Qual fine pertanto immaginereste voi, che mi muovesse a così enorme delitto? Cupidità di averi? Ma la più gran parte dei beni di casa Cènci vincolati a fidecommisso credono al maggiorasco. Dei benefizii, delle prebende, e di uffici altri siffatti non si avvantaggiano le femmine. A me era ignoto, che il mio defunto genitore avesse per testamento disposto dei beni liberi a favore di luoghi pii: morendo di morte violenta ed improvvisa, doveva supporlo intestato; e da questi beni del pari, come femmina, mi avrebbero escluso le leggi. La mia sostanza mi viene dalla madre, che il padre non poteva tormi; e, tra doti e stradotali, ho sentito dire che sommi a quarantamila scudi: sicchè vedete, che avarizia non ci può entrare. Io non nego, anzi confesso, che mio padre mi facesse passare giorni pieni di amarezza, e... ma religione vieta ai figli volgersi addietro a riguardare la tomba paterna per maledirla, onde io mi astengo da mettere troppe, e non degne parole su questo: bastivi tanto, che volendo sottrarmi alle diuturne sevizie, e procurarmi meno tristo vivere, fra i cattivi partiti pessimo aveva da comparirmi quello del parricidio; imperciocchè oltre alla eterna dannazione dell'anima nell'altra vita, fosse pieno di rimorsi, di pericoli e di paura in questa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Cènci