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      - Perchè avrei strascinato io il cadavere, mentre uomini poderosi ne circondavano? Forse così persuadeva il bisogno? No certamente. Forse m'inviperiva ferocia d'istinto? Oh! Le cose fuori dell'ordine naturale non si suppongono; e moglie, e figlia che strascinansi dietro il corpo del marito e del padre come due volpi un coniglio, avrebbero mosso in un punto a riso e a ribrezzo gli stessi banditi. Se qui avete cuore, - e con una mano si toccò il petto; - se qui senno, - e coll'altra si toccò la fronte, - non pure cesserete angustiarmi l'anima sconsolata con simile accusa, ma vi guarderete di confondermi la mente col miscuglio di tante mostruosità.
      E tutto questo pronunziava Beatrice speditamente, con tuono di voce, e garbo bellissimi; per la qual cosa gli astanti, con le braccia tese sopra i banchi, inclinato il corpo e sporgente la faccia, stavano in ammirazione: fino il notaro Ribaldella, con la manca ferma su i fogli e la destra sospesa in alto, era rimasto senza scrivere: fino l'auditore Luciani maravigliando aveva esclamato:
      - Come s'impara presto alla scuola del diavolo!
      - Io vi ammonisco, riprese il presidente Moscati, a mantenere la promessa di confessare la verità, e ad osservare la religione del giuramento; imperciocchè i vostri complici abbiano ormai palesato la colpa, e ratificato la confessione con la prova della tortura...
      - Come! Dunque pel dolore dei tormenti non hanno abborrito di aggravarsi l'anima, ed infamarsi perpetuamente? Ah! La tortura non fa prova di verità...


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Beatrice Ribaldella Luciani Moscati