Pagina (499/814)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma io giuro per quel Gesù che dovrà giudicarmi fra poco, che mai ebbi intenzione di nuocervi. Sazio di vita, logoro dalla infermità, lacerato dal rimorso dei commessi delitti, sbalordito dai tormenti, io nulla intesi di quanto mi lessero, e mi fecero affermare; confessai tutto quello che vollero, a patto che mi mettessero a morte, e subito: essi non mi tennero fede, e le mie parole hanno convertito in stiletti per piantarli nel cuore di creature innocenti...
      - Signor Presidente, interruppe l'auditore Luciani, non penso io già che voi ci abbiate radunati per udire recitare egloghe fra Amarilli e Melibeo.
      - Approvo l'assennatissima osservazione del meritissimo auditore Luciani, - rincalzava per parte sua il giudice Valentino Turchi.
      - Abbiate pazienza, Signori, gli ammoniva placido il Moscati, e rammentatevi che noi non siamo convenuti qui per sollazzarci: poichè sta in noi la terribile facoltà di troncar le parole con la mannaia, lasciamo ai miseri lo infelice sfogo del pianto.
      - Per piangere non mancherà loro il tempo quando saranno tornati in prigione: se voi, signor Presidente, vi foste preso cura di voltare l'orologio a polvere, vi sareste accorto come sieno già passate due ore senza costrutto di nulla. Lo Stato per certo non ci paga onde in siffatta guisa noi scioperiamo... e continuando di questo passo, chiederei licenza di andarmene ad accudire a faccende di maggiore rilievo.
      - Dio vi accompagni...
      Ma il tristo non si giovò del commiato del Presidente; anzi parve accomodarsi con agio maggiore sopra la seggiola.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Gesù Presidente Luciani Amarilli Melibeo Luciani Valentino Turchi Moscati Presidente Stato Presidente