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      Nonostante il presagio, l'uomo dabbene alla ora destinata andò, supplicando il Signore che almeno gli tenesse conto del buon volere. Accolto dai camerarii con insolito ossequio, lo resero avvertito attenderlo nelle sue stanze lo eminentissimo Cardinale San Giorgio, nipote di Sua Santità. I tristi auspicii sempre più si colorivano; ma l'uomo, che cosa può mai contro il fato? Certo quando ogni industria nostra per procurare alcun bene riesce invano, piccolo conforto è pensare che noi operammo quanto stava in nostra potestà; e nondimeno, da questa in fuori, altra consolazione non ci avanza. Il Cardinale Cinzio, versato per tempissimo nelle faccende di governo (chè tuttavia giovanetto accompagnò come segretario lo zio Ippolito, allora Cardinale di San Pancrazio, nella sua legazione di Polonia) andava famoso per la perizia delle arti cortigianesche, onde non fa mestieri raccontare se accogliesse il Moscati con esquisita urbanità: lo fece sedere accosto a se, non senza essersi adoperato in prima con preghiere, che sopra la sua medesima sedia si assidesse. Poichè si furono entrambi adagiati, il Cardinale con piacevole favella incominciò:
      Sono lieto, clarissimo signor Presidente, poterla assicurare, Sua Santità avere avuto accettissime le savie avvertenze di lei intorno al processo dei Cènci; e questo essere stato segno manifesto non pure del suo ottimo cuore, quanto del suo eccellente giudizio; onde se prima lo reputava assai, adesso averle a mille doppii accresciuto l'affezione e la stima: - però essere mente di Sua Santità considerare questo negozio seduto, e con quella gravità di cui gli sembrava meritevole: rifuggire il Beatissimo Padre dalle asprezze, comecchè salutari, della gloriosa memoria di Papa Sisto, ma detestare nel medesimo tempo la soverchia benignità Gregoriana: con inestimabile amarezza egli vedere come le male piante, a cagione della poca diligenza usata durante la guerra di Ferrara, ripullulassero più spesse e maligne che mai in grembo ai suoi stati: questo la sua religione non potere comportare, e il debito che gli correva davanti a Dio.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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