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      Papa Sisto mi aveva confidato l'ordine secondo, affinchè lo portassi, aprendomi l'animo suo; e, volendomi esercitare ad usar diligenza, mi diè una spinta, quasi intendesse balestrarmi di punto in bianco in castello. Ora mentre io mi affretto, allo scendere del ponte, o per corda tesa traverso o per altro argomento che vi adoperassero, i cavalli stramazzano di sfascio; la carrozza si rovesciò su di un lato, ed io, comecchè a fatica, pure senza offesa potei uscire dagli sportelli. Rimanendomi poca più via, mi disponeva farla a piedi; quando mi vennero attorno parecchi gentiluomini, i quali commiserando il mio stato si mostravano timorosi che qualche guaio mi avesse colto: io badava a ringraziarli, e a renderli capaci, che per grazia di Dio era rimasto illeso; ma essi, niente; non vollero rimanere convinti, e quasi a forza mi fecero salire nella carrozza loro, profferendosi pronti di condurmi al luogo ch'io mi fossi compiaciuto indicare. A questo patto, per non mostrarmi di soverchio scortese, accettai, manifestando subito il desiderio di esser condotto in Castello Santo Angiolo. "Subito; la rimanga servita, disse uno di quei gentiluomini; e affacciatosi allo sportello ordinò al cocchiere: "a Castello Santo Angiolo". Appena egli ebbe profferite queste parole ecco i cavalli s'inalberano, prendono a imbizzarrire, e quinci in breve a scappare via rovinosamente: andammo di su e di giù, percorremmo in tutti i lati la. città: a me pareva trovarmi nella botte in cui i Cartaginesi misero Regolo; sudava acqua e sangue pensando all'ira del papa.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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