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      - Se io l'ho sentita! Ed anche adesso la sento; - anzi a palesarvi il mio pensiero vi dirò, che la segretezza del processo; lo insolito apparato; la surroga del giudice Luciani, uomo più crudo della tortura, al presidente Moscati compassionevole e probo; la età dei prevenuti, la presumibile inettezza di tutti, o della massima parte di loro, ed altre più cose, che mi giova tacere, mi percuotono la mente, e mi fanno sospettare qualche trama abominevole.
      - E allora, dite, o perchè voi, di cui il soccorso non venne mai meno agli uomini più infami, ve ne mostrate avaro per cotesti poveri malcondotti?
      - Perchè, considerando maturamente la faccenda, ho presentito che a lavorare questo terreno io ci romperei la vanga. Vel dissi già; temo di segreta persecuzione... e potente: temo che questo non abbia ad essere giudizio, bensì assassinamento giuridico; - io vedo, caro mio, o parmi vedere, la giustizia armata non già della spada della legge, ma dello stiletto del bandito, e...
      - Proseguite, signor Avvocato, - con voce tremante lo confortava il carbonaio, vedendolo esitante a continuare.
      Prospero si levò dalla sedia; e, fattosi all'uscio per assicurarsi se fosse ben chiuso, tornò al suo posto, e riprese:
      - Corre voce, quantunque io per me ne dubiti forte, che essendo i Cènci fuori di misura ricchi, e i nepoti del Papa fuori di misura poveri ed avari, cerchisi un pretesto che valga per incamerarne i beni, e trasmetterli poi, mediante un colore di cui in corte non è penuria, a quel branco di affamati.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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