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      Il Farinaccio s'inoltrò di alquanti passi nella stanza, poi soprastette alquanto maravigliando; imperciocchè quantunque avesse udito favellare mirabili cose intorno alla bellezza di Beatrice, ora gli pareva la fama troppo minore del vero. Cotesto suo volto divino, adesso afflitto per gli spasimi che pativa, la sembianza purissima atteggiata ad angoscia facevano parerla uno degli angioli, che ministrarono al Redentore nelle ore della passione. La petulanza dell'avvocato venne meno, e le subentrò un peritarsi insolito; ond'egli, muto, e compreso da senso ineffabile di reverenza, si accostò al letto della giacente.
      - Che volete da me? - incominciò ella con voce soave, avvegnadio si accorgesse, dopo alcuna dimora, che il Farinaccio aveva smarrito la parola; ed egli allora a stento rispose:
      - Gentil donzella, io vengo mosso dalle vostre sventure, e più assai dai preghi di tale, che piange lacrime amarissime, e irrefrenate... tale, che voi a un punto aborrite forse, ed amate... tale, insomma, che non fu mai tanto degno di essere vostro come nello istante in cui vi perdeva per sempre... Il vostro cuore con i suoi palpiti già vi avrà detto... già vedo che vi ha detto chi sia quegli che mi manda...
      - Egli? - E piange?
      - Piange, e vi palesa ch'egli morrà disperato dove voi non procuriate aiutarvi... Anzi, perchè poniate in me confidenza assoluta ed intera... egli mi ha commesso che vi mostri, e lasci questo anello.
      Beatrice prese l'anello, e tenendovi gli occhi fitti sopra riprese:
      - Ed egli vi ha messo a parte di tutto?


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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