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      In mezzo, alla destra del trono, un banco coperto di panno scuro per gli auditori di Palazzo e della sacra Ruota criminale presieduti da straordinario presidente, sendo caduto infermo il Luciani: dalla parte opposta un banco pari pel procuratore fiscale, con parecchi cancellieri e notari: per traverso un terzo banco destinato pei difensori.
      I lanzi dalla barbuta e dalla corazza di ferro, l'alabarda sopra le spalle vigilavano la sala, e respingevano addietro i curiosi con brutte parole, e peggio fatti: orgoglio ad un punto ed umiliazione antica della gente itala, appo cui è mestieri tirare dal settentrione queste bestie dalla faccia umana per esercitare la forza brutale. Nè mancarono dame e cavalieri attillati, come se intervenissero a qualche festino; ed è fama eziandio, che con i nastri neri pendenti giù dai cartolari del processo fosse in cotesto giorno annodato più di un laccio d'amore.
      Ognuno seduto al suo posto. Intimato, secondo il solito, dagli uscieri il silenzio, il Presidente, ottenuta licenza dal sommo Pontefice, accennava con la destra al Procuratore fiscale, ch'egli poteva incominciare.
      Questi si levò. Intanto ch'ei si forbisce col fazzoletto la faccia, compone la chioma e fa altre simili smancerìe, tratteniamoci un momento a considerarlo. È del colore degli antichi Cristi di avorio: l'occhio ha spento, opalino come quello del pesce fradicio; i capelli tiene giù ripresi, e lisci da una tempia, e paiono un salice che gli pianga su la testa il cuore e il cervello da gran tempo defunti: muove le braccia come i telegrafi marini: ora si rannicchia con la persona, ora sbalza su, come un serpente di filo di ferro dalle scatole da tabacco.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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