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      Oh, fra i tristissimi, egli è pure il tristo mestiere quello del procuratore fiscale! Ed anche questo perchè mai esercitato? Per un tozzo di pane. Ma quanto più onorato il pane molle di sudore dello artigiano! Quanto meno reo quello intriso dalle lacrime del servo della pena! Essendo costoro provvisionieri del patibolo, dovrebbero cibarsi co' rilievi del supplizio. Qual differenza sovente corre fra essi e il carnefice? Certo, se ve ne ha, torna in vantaggio del carnefice: senza odio come senza viltà egli tronca col ferro i meschini, cui il procuratore fiscale ha già assassinato con la parola. Un giorno Dio li giudicherà; ed io per me penso, che la misura del primo sarà trovata a paragone più lieve. Ma le parole che montano? Cotesti maladetti dal Signore, co' presagi del vituperio in questa vita e della dannazione nell'altra si fregano i denti bianchi di pesce-cane come con una rappetta di finocchio, e tirano innanzi, fischiando, a rigare il mondo con una traccia di sangue.
      Dei difensori fu primo ad arringare l'Altieri per Lucrezia Petroni, il quale con graziosa gravità favellò in questa sentenza: molto col suo ministero e con se stesso rallegrarsi, per non dovere spaventare i suoi giudici con immagini ricavate dallo inferno; bensì corrergli obbligo di supplicarli a volgere lo sguardo sopra una matrona pia e mansueta, e di levare un grido, di vendetta non già, riprovatissimo in ogni luogo, e davanti ogni consesso di cristiani; davanti poi il Vicario di Gesù Redentore e giudici piissimi abbominevole; bensì grido, che unico possa suonare degnamente nei tribunali, ed è: "Giustizia! giustizia!


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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