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      Così non va bene. Don Giacomo, e questo secondo che merita non avvertiva il fisco, mentre si perpetrava il delitto non si trovava già alla Rocca Petrella, bensì dimorava in Roma. Dunque è chiarito, che con la sua opera immediata non potè partecipare alla strage. Se poi il fisco sospetta che vi concorresse mediatamente per via di lettere o di messaggi, ma dove sono queste lettere e questi messaggi? perchè non li produce, anzi neppure li ricorda? E sì ch'ei dovrebbe avvertire come a lui incomba il carico della prova, e a noi basti difenderci. - Il fondamento dell'accusa sta nella confessione dei prevenuti. Io per me, spesse volte meco considerando, son venuto nella sentenza che la confessione dello imputato, come cosa indegna della morale e contraria alla natura, non debba pesare sopra la bilancia della giustizia. Invero; con quale carità, o senno possiamo costringere un uomo ad accusare se stesso? L'uomo che si affatica ai suoi danni fu sempre reputato privo del bene dello intelletto; e se la Chiesa concede sepoltura in sacris ai miseri che contro se stessi portarono le mani violente, ciò appunto fa perchè crede che abbiano perduto il senno. Ora, dico io, accusare se medesimo di delitto che importa pena capitale, non partorisce forse il medesimo effetto? Maisì che lo partorisce; e la lingua uccide al pari, e meglio, delle mani. Però, qui mi si obietta, noi non abbiamo confessione spontanea, ma estorta per virtù di tormenti. Bontà di Dio! Egregia risposta invero! Verrà un tempo in cui i posteri maraviglieranno come noi, loro padri, siamo stati o così stupidi o così barbari, da accettare quale argomento di verità quello, che per propria natura è segno manifesto di ferocia e di errore.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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