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      .. Che più? a male in cuore sopportano comune con lui il raggio del sole, nè la terra, che tutti accoglie nel suo seno dopo morte. Ed anche a voi, Padre ottimo massimo degli universi fedeli, concedete che io presenti la miseria di una moglie, il lutto dei figli: nelle mani, che io supplichevole inalzo al vostro soglio augustissimo, piacciavi contemplare le mani di quattro fanciulli e di una donna; nella mia voce udire le strida di cinque innocenti, che con lacrime e singulti, dopo Dio, da voi sperano, ed attendono misericordia.
      - Eminenza, favellò il cardinale Sforza al cardinal Cinzio, eccovi il vostro fazzoletto, che vi ho raccolto per terra; ne avrete bisogno per asciugarvi le lacrime.
      - Io? - Io non patisco di pianto.
      - Però l'arringa dello avvocato Niccolò mi è parsa concludente assai; la perorazione poi senza dubbio felice.
      - Eh! secondo i gusti, Eminenza. Per me, se la raffronto co' precetti di Aristotele e di Quintiliano, parmi la più meschina delle amplificazioni di uno scolare di rettorica; senza contare l'eresie giuridiche ch'egli ha detto, segnatamente la famosa contro la confessione ottenuta per vim torturae. Ma silenzio; ecco che si leva il Farinaccio. Stiamo a veder correre questo barbero; il palio è di quattro teste. Quanto vogliamo giuocare, ch'egli lo perderà?
      - Quando lo dite voi, Eminenza, non ci ha luogo scommessa; come potrei avere io convinzione diversa dalla vostra?
      Il cardinal Cinzio sogguardò sospettoso in faccia lo Sforza; ma questi, arnese vecchio di corte, gli mostrò la fisonomia aperta quanto lo scrigno di uno avaro.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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