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      Lascio l'ecclissi al fisco, e il torcere dei fiumi alla sorgente; ed in prova della enormità del misfatto io vi rammento come il divino Aristotile, nella Storia degli Animali, racconti di un cavallo, il quale fatto accorto di essersi mescolato inavvertentemente con la madre sua, venne soprappreso da così insanabile dolore, che non gli parendo ormai di potere più vivere si lasciò scoscendere giù da una rupe, punendo così da se stesso la involontaria empietà, e liberando il mondo da un tristo oggetto dell'odio degli Dei.
      Fino dalla più rimota antichità, in ogni periodo del vivere comune fra gli uomini andò impunito lo sventurato, più che colpevole, che per evitare lo incesto trafisse il suo parente, come si legge di Semiramide uccisa dal suo figliuolo Nino mentre lo ricercava di scellerato abbracciamento; di Ciane figlia, la quale ammazzò il padre Cianno che l'aveva stuprata; di Medulina, che, deflorata dal padre ebbro, quello senza misericordia condusse a morte; e, per causa meno iniqua delle rammentate, Oreste, trucidata la madre, mentre da una metà dei giudici vien condannato e dall'altra assoluto, Minerva, dea della Sapienza, scende invisibile a depositare nell'urna il voto assolutorio, per la qual cosa il figliuolo di Agamennone ne usciva impunito. Questo esempio a me piacque referire non perchè si abbia a credere come buono litteralmente; ma per dimostrare come quel popolo civilissimo della Grecia non dubitasse immaginare che la suprema intelligenza, uscita adulta e armata dalla mente di Giove, concorresse a bandire degno più di pietà che di castigo il figlio spinto a trucidare la madre, per vendetta, comecchè tarda, della strage paterna.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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