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      Tale, io penso, avessero a rappresentare aspetto i convitati alle mense dei re di Persia, dove un arciere in capo tavola, con la corda su la noce della balestra, stava pronto a saettare chiunque avesse ardito di sollevar anco di un pelo la testa. Cotesto foglio aveva avuto la virtù che gli antichi novellieri attribuiscono al teschio di Medusa; gli aveva impietriti tutti. - Di vero egli era tale da convertire in sasso ogni cuore di carne; però che contenesse ricopiata e corretta la sentenza, che condannava a morte la intera famiglia dei Cènci. Lucrezia, Beatrice e Bernardino avessero mozza la testa; Giacomo fosse mazzolato; tutti poi attanagliati e squartati: ancora perdessero i beni, confiscati a profitto della Camera Apostolica.
      Lungo, alto, terribile fu il silenzio. Si udiva distinto lo schioppettio delle candele, che si consumavano ardendo: l'arena dell'orologio a polvere si faceva sentire rovesciare i granelli sopra i granelli: il rodere della tignuola i travi della sala feriva l'orecchio: - silenzio di morte.
      - Dunque sono vili i miei giudici?
      Questa voce improvvisa conturbò fin dentro le viscere quei pallidi venduti. Donde mosse ella? Gli occhi non possono distinguere nè da qual parte venne, nè da cui. I labbri che la profferirono schifano la luce: fra le ombre, in alto della sala, s'intende un uomo agitare le membra gravi. Da lui per certo si partiva cotesta voce, e i giudici lo hanno pensato; sicchè tutti assorgendo in piedi da quella parte hanno appuntato lo sguardo. E chi è colui, che anche in Roma ha comando?


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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