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      Non padre, non madre, diceva la gente sobillata, essere ormai più sicuri nelle domestiche pareti; ogni vincolo di natura disciogliersi; pericolo procreare figliuoli, pericolo allevarli lattanti, più imminente pericolo tenerli in casa adulti. Lo sgomento universale prendeva mille voci e mille aspetti, senza trascurare, come sempre avviene, anche il grottesco; dacchè padre Zanobi, maestro dei novizii nel collegio dei Padri Gesuiti, levando gli occhi al cielo con un grosso sospiro affermava, che ai giorni nostri i poveri genitori correvano pericolo di addormentarsi vivi, e di svegliarsi ammazzati.
      Il popolo, seguendo l'antico costume, dopo avere gonfiato il flutto della sua passione fino all'altezza jemale andava di mano in mano decrescendolo, per quietarlo finalmente nella inerzia. La compassione popolare aveva accompagnato Beatrice fino alla soglia del carcere: colà essendole state chiuse le porte in faccia si pose in sentinella, e vigilò tutto quel giorno e buona parte anche della notte: finalmente si sentì stanca, e digiuna; il sonno le prese gli occhi, la fame i visceri: aggiungi che la notte si faceva buia, e nessuno la vedeva. Ora la compassione, sia pur della buona, se non è vista si scolora; e per di più la notte stringeva fredda; ond'ella, dopo avere tentennato un pezzo fra il sì e il no, decise ridursi a casa per tornare il giorno appresso per tempo. Colà giunta ella bevve, mangiò, e giacque nel letto: quando la mattina si levò aveva quasi dimenticato la Beatrice, e una volta che fu per la strada le occorse un caso che la fece piangere, e quello che cadde sotto i suoi sensi ebbe virtù di farle obliare quanto aveva raccomandato alla memoria.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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