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      Invano! Dio tiene il dito fisso inesorabilmente sopra la fronte di ogni creatura, ed i fati forza è che si compiano. Le sue pupille devono aprirsi a nuove, e più tremende visioni; le fibre del suo cuore hanno a stridere per lo strazio di più pungenti sensazioni, e poi morrà: vuole Dio che la sua vita si consumi al fuoco del dolore, e la fiamma ne duri finchè la possa alimentare frammento di osso, o filo di nervo.
      Ella dorme ancora; ma il sorriso svanisce dai suoi labbri, e le si contraggono i sopraccigli. Sopra cotesta fronte così liscia, così piana, in breve ora col vomere di fuoco tracciò profondo il suo solco la sventura. A che pensa? Le si avvolgono per la mente i ricordi ultimi dello amore, che però sono divini? O rammenta piuttosto le furie paterne, e il lampo del ferro che gli squarciò la gola, o le patite torture? - Udiamo; ella parla.
      - Ma perchè mi sei così nemico, Dio? Che cosa ti ho fatto?
      E sollevata con violenza la destra, le catene di cui l'avevano avvinta da pochi giorni a questa parte mandarono un suono che percosse acuto, e si disperse lento per l'aere cieco del carcere: pure non valse a destarla; ella geme, e dorme. - Però di un tratto le stette davanti una larva, che vestì intera la sembianza del suo fratello don Giacomo; la quale essendosi pianamente accostata al letto, le disse: "Su, levati, è l'ora". Al che avendo ella risposto interrogando: "dove abbiamo ad andare?" la larva si curvò, quasi volesse sussurrarglielo negli orecchi, e la testa con un profluvio di sangue le cascò giù dalle spalle rotolando sopra il lenzuolo.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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