Pagina (663/814)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La confessione non può ascoltarsi se non da uno solo: così è sacramento; in diverso modo sarebbe sacrilegio.
      Ella tace esitante; il cappuccino, anch'egli esitante, non sa schiudere il labbro. Beatrice guarda ora l'uno, ora l'altro; nè capace a penetrare quel mistero, prolunga il silenzio.
      Quel prostrato è Guido Guerra, l'amante disperato di Beatrice. E a che vien egli in cotesta ora solenne? Perchè si attenta a contristarle i suoi estremi momenti? Non gli basta ancora? A nessuna creatura l'odio altrui tornò così funesto, come lo amore suo a Beatrice. Fu egli che suscitò in quel cuore di vergine uno affetto, che poi spense nel sangue. Fu egli che intendendo, mal cauto, a salvarla, oltre la vita le tolse la fama, reliquia ultima degli infelici traditi. Sia pago a tanto, e si allontani. Viene egli forse a tentare se in lei duri tuttavia amore? A che monta ciò? Se cotesta fiamma arde pur sempre, ahimè! come la lampada della Vestale sepolta, arde per morire, arde per illuminare il sepolcro. O forse viene egli a bere l'ultima lagrima della desolata? - Addietro; cotesta sarebbe voluttà di vampiro. O piuttosto viene a ravvivare nell'anima di lei speranze ch'ella depose già, nella guisa stessa con la quale le antiche vergini della Grecia si recidevano le chiome sopra le tombe dei trapassati? La lasci morire in pace: tanto, anco vivendo, entrambi sarebbero divisi (ed ella non glielo tacque) da una fiumana di sangue, e lungo le sponde vagolerebbero perpetuamente senza poterla, nè volerla valicare giammai.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





Guido Guerra Beatrice Beatrice Vestale Grecia