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      Io per me credo che s'egli avesse qualche nemico, vedendolo ridotto a tale ne sentirebbe pietà.
      Così favellava il frate, e le sue parole cancellavano dallo spirito di Beatrice le ultime orme della notte funesta, in cui vide a piè del suo letto trucidato il padre per la mano dello amante.
      - Ma negli altri giorni dove si nasconde egli? Padre mio, quando lo rivedrete, vi raccomando dirgli che si allontani da Roma; quest'aria è funesta per lui; qui vivono uomini implacabili, ed io lo so. Sapete voi chi sente un po' di misericordia in Roma sacerdotale? - Il carnefice.
      - Glielo dirò...
      - E s'ei tentennasse, aggiungerete che di ciò lo pregate da parte mia.
      - Sta bene. Orsù dunque, figliuola mia, adesso è tempo di volgere il pensiero al cielo: prostratevi a terra; chè quanto vi umiliate, tanto sarete esaltata. La contrizione è gemella della misericordia; e quando esse si presentano unite al trono di Dio, di rado avviene che la giustizia non deponga la spada.
      Beatrice genuflessa apre al confessore i penetrali dell'anima: lievi falli, tenui colpe, e ch'ella pure reputa gravissime, dimostrano quale e quanta sia la innocenza di quel suo spirito fiero e gentile. Il frate nello udirla imprecava alla dura necessità, che l'aveva condotta a spingere le mani nel sangue paterno. - Intanto Beatrice tace, e non si è ancora accusata di parricidio. Il padre, esperto delle passioni umane, attribuisce il silenzio a vergogna, e di questo, invece di adontarsene, la pregia; onde la sollecita discretamente a svelare le sue colpe intere, confortandola a rompere ogni ritegno; ma ella ingenua gli risponde:


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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