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      - Le mie colpe, per quanto ho potuto rammentarmi, ho confessato tutte; per quelle che omisi involontaria, voglia la Bontà divina usarmi la sua misericordia.
      - Pure, cercate...
      - Ricercherò da capo: e postasi sul meditare, prolungava il silenzio oltre l'aspettativa del padre; al quale sembrando adesso dissimulazione quanto prima reputò vergogna, non senza un cotal poco di asprezza le domandò:
      - E Francesco Cènci, dite, da qual mano cadde trucidato?
      - Io non devo confessarmi dei peccati degli altri. E queste parole pronunziò con tale candore, che il cappuccino ne rimase sbalordito.
      - E non lo ammazzaste voi?
      - Io? - Io non lo uccisi.
      - E come dunque ve ne siete accusata?
      - Io, padre, ho sopportato tormenti così angosciosi, che a ripensarvi sopra mi si agghiacciano le carni, e duro fatica a credere che il mio corpo abbia retto senza disfarsi; e nondimeno io mi era al tutto disposta di morire fra le torture in testimonio del vero; ma con infinite preghiere i parenti, gli amici e i difensori mi supplicarono, e con abbondanza di ragioni mi convinsero ad assumere sopra di me tutta la colpa; imperciocchè in questo modo, essi speravano, avrei salvato la signora madre e i fratelli. Quanto a me poi, sarebbe stato agevole farmi dichiarare scusabile a cagione delle sevizie e degli attentati del Conte Cènci. Veramente le ragioni non mi persuasero troppo, e neanche le preghiere mi avrebbero vinto; sennonchè parendomi mostrare troppa durezza contro i miei, piegai la testa, ed offersi il sagrifizio della mia vita e della mia fama per tentar di salvare quella della signora Lucrezia e dei fratelli.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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