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      Infatti due ore prima che l'alba spuntasse incominciarono i masnadieri a riunirsi in drappelletti di due, di tre, di quattro, quale abbigliato da abbate, tale altro da frate: parecchi mantennero le vesti rusticane, nè mancarono di quelli che comparvero con abito da gentiluomo; e tanto è falso il proverbio "la tonaca non fa il monaco", che i nostri banditi incamuffati da gentiluomini non si sarieno distinti in cento volte co' veri gentiluomini bagnati e cimati. Però, fatto il conto, i raccolti non si trovarono a superare i quaranta, numero troppo piccolo per cimentarsi in impresa di rilievo. Guido e gli altri però non erano uomini da peritarsi per questo a mettersi allo sbaraglio; in ispecie Guido, il quale vi si sarebbe cacciato anche solo. Udite le opinioni di tutti, Guido ordinò prendessero per segnale un pampano di vite, e se lo mettessero al cappello, ovvero al cappuccio, e provvisti di armi corte si frapponessero nella processione mentr'essa accostavasi al palco. Colà sbarattati i fratelli della Misericordia, e sbirri, e soldati, levassero di peso la Beatrice e la trasportassero dov'egli, salito su di un polledro che fulminava, l'avrebbe tolta in groppa, e menatala fuori delle mura alla dirotta: eglino poi in mezzo alla baruffa, giovandosi del trambusto, si sbandassero, e procurassero guadagnare Tivoli, ov'esso gli avrebbe aspettati. I masnadieri concorsero tutti di gran cuore in cotesta sentenza, come quelli che per natura propendevano a cotesti fatti arrisicati; e poi, conoscendo lo affetto smisurato che la universa Roma portava alla Beatrice, fidavano procacciarsi grandissima rinomanza, della quale pure erano teneri: per ultimo il premio promesso, se giungevano a salvare la fanciulla, era veramente da Cesare, com'eglino stessi ebbero luogo in seguito di dire più volte.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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