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      Cosa stupenda, e nonpertanto riportata dai ricordi del tempo: poca ora dopo, nella stessa Roma, altri meditava la medesima impresa! Fu creduto che questi fossero mossi segretamente da Maffeo Barberini col mezzo dei suoi fidati: forse non era vero, ma egli procedeva molto acceso in questo negozio. Il fato della Beatrice, e la sua inclita bellezza lo avevano tocco profondamente. La diligenza ch'egli pose a procurarsene il ritratto, di cui parlerò fra poco, e gli onori che ottenne si rendessero alla salma della gentil donzella, assai aperto il dimostrano. Forse fu bontà somma in lui, educato alle ottime discipline e cultore non infelice della poesia; forse amicizia fervente per Guido, e potrebbe darsi anco amore per la Beatrice; avvegnadio nè porpora cardinalizia, nè rispetto di amico possano impedire amore d'insinuarsi nel seno degli uomini, ma solo che, prorompendo, trapassi i confini dell'onesto: questo solo possono, e qualche volta facciano.
      Se Guido avesse le proprie congiunto con le forze di Maffeo avrebbero per avventura conseguito lo intento; ma parendogli di essersi prevalso anche troppo del suo amico, non volle, per intempestiva discretezza, impegnarlo in nuove fortune difficili, e piene di pericolo.
      Questa seconda congiura per salvare Beatrice si componeva di Artisti, i quali comecchè sieno usi ad effigiare la bellezza fisica, tuttavolta, per quel secreto vincolo di parentela che stringe fra loro tutte le cose buone e leggiadre, agevolmente s'innamorano anche della bellezza morale.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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