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      - Vieni, caro, stringimi... mi pare stringere i miei figliuoli. Te beato, Bernardino, che non hai figliuoli! Tu senti men che mezzo l'affanno della morte.
      - E non ho nepoti?
      - Ahimè! I miei figli... orfani... figli di parricida, perseguitati da un uomo maligno che può tutto quello che vuole, e che vuole la loro sostanza! Tutti, per piacere al potente, ammantano la viltà con la sembianza di santa abbominazione, e cacciano via i maladetti. Dove sono gli amici? Diventarono nemici, e fanno scontare ai figliuoli la vergogna di averne conosciuto il padre. - Contendono ai loro petti affamati il pane; chi li difende? Gli percuotono; essi piangono, e perchè tacciano li percuotono da capo... La madre, rifinita anch'essa, si adonta che il suo seno sia diventato nido di vipere... Ah! no, no, Luisa, la mia Luisa non abbandonerà i miei figliuoli; e quando le verrà meno il latte, gli nudrirà di sangue.
      - Poveretti! E li priveranno proprio di tutto? Anche della roba mia? Ma io non so niente di tutte queste diavolerie, e l'ho assicurato poc'anzi al padre confessore, che non ci voleva credere. Egli caparbio urlava: no; ed io fermo gridava più di lui: sì; finchè sono venuti a prendermi.
      - E che innocentissimo tu sia, fratel mio, chi lo sa meglio di me? Tu almeno conservi una consolazione, ed è che da questa vita trapasserai alle gioie celesti. A me poi dubito forte che questo mi venga concesso; perocchè, quantunque io non abbia parte nella morte di Francesco Cènci, pure mi è forza rendermi in colpa per avere altra volta macchinato contro la sua vita, ed acconsentito che lo uccidessero.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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