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      Le campane continuano lo squillo degli agonizzanti; i tamburi suonano scordati; il cielo e la terra pareva che con quei suoni si scambiassero l'annunzio che la strage stava per compirsi, e ne rimanessero sbigottiti. Giù nel cortile stavano attelati parecchi squadroni di micheletti a cavallo, e un nugolo di sbirri a piedi, e poi i fratelli della Misericordia, e il carnefice, e i valletti del carnefice, e tutto insomma il desolante apparecchio di forza, del quale ha bisogno di circondarsi la giustizia, - quando non è giustizia.
      Bernardino guardava tutti cotesti oggetti a modo di smemorato, ma più particolarmente fissò due carrette, dov'entro fornelli di carboni ardenti si arroventavano tanaglie di ferro; e curioso, secondo la indole dei fanciulli, domandava:
      - Giacomo, e coteste tanaglie a che devono servire?
      Giacomo non rispondeva, e la più parte dei fratelli della Misericordia sotto il cappuccio lacrimava; ma il giovanetto insisteva inquieto:
      - Io lo vo' sapere; dimmelo, su, Giacomo: non creder mica di farmi paura; tanto, che io devo morire lo so.
      - E' sono per noi, - rispose Giacomo; e più non potè dire.
      - Oh! Io non credeva mai che meco ci fosse bisogno di tanti arnesi; con me è presto fatto; lo vedi, ho il collo sottile come un giunco: il boia non avrà a durare molta fatica, io penso.
      Ancora guardò un chiodo, un mazzuolo, ed un tabarro rosso trinato di oro, oggetti tutti che, come corpi di delitto, venivano trasportati sopra una delle carrette per essere esposti al pubblico.
      - Giacomo, o non ti par egli cotesto tabarro quel desso che adoperava il nostro signor padre?


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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