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      Tacete.
      - Non tacerò. Voi siete rea, voi dovete rendervi in colpa di parricidio...
      In questa un vaso di fiori caduto dall'alto, a bella posta o per caso, percosse sopra la spalla dello incappato: il colpo stritolategli le ossa, lo stramazzò a rotolarsi per terra con angosciosi guai. Accorsero i fratelli a rilevarlo, e trattogli il cappuccio, lui riconobbero essere Giovanni Aldobrandino, nepote del papa. I suoi parenti lo avevano mandato confortatore non già, bensì testimone della strage. La strage fu compita, ma egli non la vide.
      Dalla via di San Paolino sboccano sopra la piazza del Castello Sant'Angiolo, altramente detto Mole Adriana. I riti funebri dei pagani furono aboliti da Cristo, e non pertanto i suoi sacerdoti continuano a svenare sopra cotesto sepolcro vittime di schiavi, che intendono riscattarsi dalla servitù. Un giorno la vittima sagrificherà il sacerdote, ma rimarrà illeso il Dio.
      In mezzo alla piazza sorge il palco, e quivi sopra una panca e un ceppo; sul ceppo una mannaia. I raggi del sole declinante illuminano il ferro forbito, che par di fuoco; gli occhi di quelli che lo guardano ne rimangono feriti. Il popolo denso e stipato ondeggia come campo di biada matura battuto dal vento della canicola: per cotesto moto si comprendeva quello essere il regno delle tempeste, ma in quel momento la procella taceva. Arrivata la processione presso la cappella di San Gelso, dove stava esposto il Venerabile, (stazione ultima dei condannati che qui dentro, adorando, dovevano aspettare di venir tratti di mano in mano al supplizio) ecco cotesta massa di popolo incomincia a infuocarsi, ed a ribollire a mo' di bronzo liquefatto per fondere campana, o cannone; chè gl'istrumenti di morte, o di pietà si compongono dagli uomini col medesimo metallo!


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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