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      Beatrice per entro a questo contrasto sembrava navicella in mezzo al mare in burrasca. Ora appariva su l'onda delle teste popolesche, ora spariva, ora avanzava, ora indietreggiava; - un passo alla fuga, - un passo al patibolo.
      Il giovane Ubaldini, che dalla staffa della carrozza apparecchiata a ricevere la Beatrice vedeva tutto, conobbe come altri si affaticasse a salvarla, e, per difetto di accordo, invece di aiutarsi s'impedissero, con rovina manifesta della impresa. Atterrito dal pericolo presentissimo, precipitò giù per correre ad ammonire i suoi cessassero di spingere avanti; al contrario voltassero faccia, se non volevano perdere la Beatrice. Ma il dabben giovane tra lo scompiglio, le ferite e le strida non giunse a farsi intendere da tutti; e i pochi che lo intesero non sapendo quello ch'egli volesse, e vedendolo disertato dal suo posto, tennero per disperata la faccenda, ed invilirono nell'animo.
      Intanto i cavalieri sgominati prevalendosi del terreno sgombro si raggranellavano, e si stringevano: dietro ad essi anche gli sbirri si riunivano. Ricomposta la squadra, il capitano ordinò la carica; la quale riuscì molto agevolmente, dando dentro a gente scomposta. Il giovane Ubaldini, come lo consiglia amore, si attenta solo a far testa agl'irrompenti cavalli, e ficca fino all'elsa la spada nel collo al primo che gli si para davanti; ma gli altri oltrepassando gli menarono due fendenti, uno dei quali gli spaccò il cranio, e l'altro gli recise la spalla; cosicchè ei cadde in terra per morto.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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