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      La gente pendeva dubbia allora, oggi è chiarita - se a pena maggiore avesse condannato il Papa Bernardino, o i suoi parenti. -
      Il placet di Clemente dichiarava: - graziarsi don Bernardino Cènci della vita, commutandogli la pena di morte con l'altra della galera a perpetuità, e a condizione che stesse presente alla giustizia dei suoi congiunti.
      Clemente papa nell'anima sua, se pure non è peccato grande contro Dio chiamare anima la sostanza infernale capace di questi pensieri, meditava così:
      - O Bernardino alla vista della strage vien meno, ed ho nel punto stesso conseguito il benefizio della sua morte, e la fama di clemenza: - o le sue fibre resistono alla scossa, e allora la morte civile partorisce i medesimi effetti, in quanto alla confisca dei beni, che lo estremo supplizio.
      In questo modo perdonavano i Preti in Roma allora...
      Alle ore ventidue era compita la strage.
      Mastro Alessandro, circondato da gente a cavallo e dai birri per salvarsi dalla furia del popolo, il quale, giusta il suo costume di prendersela col sasso, e non con la mano che lo scaglia, lo avrebbe in quel momento sbranato, s'incamminò alla sua stanza di Corte Savella. Mentr'egli stava per farsi aprire la porta bassa donde entrava a mo' di lupo nella tana, la imposta si spalanca improvvisa, e ne viene sospinta una bara da mani invisibili. E' bisognò a mastro Alessandro spiccare un salto per non rimanerne offeso nelle gambe. Non era cosa fuori del consueto, all'opposto ordinarissima, che quinci fossero tratti in quella guisa i miseri consunti dal duolo, o laceri dai tormenti; e non pertanto gli sguardi del boia rimasero per uno istante abbarbagliati da un turbine di fuoco.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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