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      - Ond'è, che piegatosi all'orecchio della duchessa mormorava:
      Essendo gravida...
      Tanto più muoia...
      Presto, salviamoci!
      irrompendo nella stanza esclama un uomo intabarrato: "la Corte si avvicina: l'ho incontrata qui dagli Angioli, e vengo a gambe per darvene avviso."
      La Corte!
      ripete Margutte; e volgendosi al sopravvenuto lascia il braccio della duchessa.
      La duchessa trovandosi la mano libera, abbassa lo sguardo, e vede il bel seno palpitante e bianco della genuflessa: - accompagnandolo col peso della persona, cieca di rabbia, vibra un colpo, che ferì la Caterina su la fossetta della gola, e penetrando il coltello nel tronco, le toglie la favella per sempre.
      Si alzò come molla che scatti; tese la infelice le mani, si provò a parlare, - ma la gola non aveva più voce, sebbene singulti, e ad ogni singulto prorompeva gorgogliando un fonte di sangue dalla immane ferita.
      Margutte, quando vide quel miserando spettacolo, ne sentì - a modo suo - pietà; cavò il coltello, e disse:
      Ormai meglio è finirla!
      E le passò il cuore!
      Caterina traballa un istante, come donna presa dal vino; due o tre passi indietreggia, e stramazzando cade sopra Bartolommeo, che da capo a piedi ricuopre di sangue.
      Bartolommeo, come Giuda, aveva venduto a donna Veronica cotest'anima, e come Giuda codardo gli mancano sotto le gambe, vacilla anch'egli, e trabocca svenuto sul cadavere della Caterina, sicchè male si distingue la tradita dal traditore.
      Di lui non curano i sicari: smorzati i lumi si pongono in salvo.
      Se non che Giomo udendo rovistare qualcheduno, si ferma con sospetto, e severamente comanda:


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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