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      Fuori!
      E la duchessa, poichè era ella che tardava, risponde:
      Aspetta un poco, che vengo...
      Aspetta...? - E la Corte?
      Lasciala venire...
      E se ci trova, e impicca...
      A te la corda, villano... - Io sono duchessa...
      Sta bene. - Ma venite dunque, od io me ne vado... che cosa diavolo fate costà...?
      Eccomi.
      Che cosa diavolo avete fatto?
      Silenzio! - Andiamo.
     
     
      XI.
     
      Il capo dell'anno gala in Corte.
      Nè dalla sola Firenze, ma da tutte le città del granducato, baroni, cavalieri e personaggi di grandissimo conto accorrevano per augurare a Ferdinando II fausto l'anno incipiente, con una serie di altri felicissimi, per la felicità dei sudditi felicissimi, e per la prosperità degli Stati prosperosissimi. E Ferdinando II, che conosceva come quei voti si dipartissero proprio dal cuore, è fama che per tenerezza piangesse, e a rimanersi quanto più lungamente poteva in hac lacrymarum valle si rassegnasse.
      Fatti, ed accettati gli auspicii, andavano a messa, ove il concerto dei più valorosi suonatori e cantanti, che in cotesto tempo fiorissero, apriva agli assistenti le gioie del Paradiso.
      Quindi di nuovo colloquii e favellii nelle sale granducali: finalmente, come era per noi avvertito di sopra, un desinare magnifico.
      Baroni e cavalieri quanto meglio potevano s'ingegnavano comparire in Corte con vesti oltre ogni credere sfarzose; conciossiachè, sebbene i tempi quel lusso smodato consentissero, il principe ancora lo promuoveva pensando sovvenire in qualche maniera le industrie cittadine.
      Iacopo Salviati, di persona egregiamente formato, di sembianza piacevole, di ogni bene di fortuna largamente provvisto, onoratissimo in Corte, per eccellenza di gusto celebrato e come modello additato, pensate un poco se in quella assemblea del fiore della nobiltà volesse rimanere agli altri inferiore, e a se stesso!


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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