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      Tornava a vespero, nè quinci si toglieva finchè l'Ostiario con molta reverenza le si accostando non le annunziava che la chiesa stava per chiudersi.
      Certo giorno non venne, - perchè nella sala del palazzo dei principi Cybo il suo corpo diventato cadavere, sopra un letto magnifico era esposto alla contemplazione dei popoli accorrenti.
      I popoli l'ebbero in concetto di santa; la quale opinione sempre più si confermò, quando videro consumato il marmo del pavimento dove da cinquantaquattro anni soleva mettersi in ginocchioni a piangere il commesso peccato, e si sparse la fama delle sue penitenze, e fu mostrato un doloroso cilizio, che le poterono rimuovere dai fianchi soltanto il giorno della sua morte.
      Per la qual cosa, quando la sera con nobile e ricca accompagnatura di chierci e di gentiluomini, con immensa quantità di lumi, fu trasportata nelle tombe dei suoi maggiori nella cappella sotterranea dei principi Cybo Malaspina, costruita nella chiesa di San Francesco dal marchese Alberico Cybo, beato si teneva colui che giungesse a baciarle un lembo delle vesti, o a toccarla con medaglie, brevi e corone.
      Quando il coperchio di marmo fu calato sopra la sua arca funeraria, - quando i canti si allontanarono e i lumi scomparvero, - il centenario compagno della duchessa Veronica si mosse vacillando da un angolo del sotterraneo, guardò con sospetto dintorno, e appoggiò quindi la fronte di contro al marmo del monumento. Molte furono le ore in ch'egli stette assorto da profonda meditazione: la campana dell'orologio battendo mezza notte lo trasse da cotesto stato; si scosse, e levate piangendo ambe le mani verso il cielo, esclamò:


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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