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      Insomma un droghiere potrebbe appiccare Lazzaro allo sporto della sua bottega per mostra d'indaco. Veramente la sua faccia qua e là comparisce chiazzata di vermiglio; ma siccome anche l'indaco presenta in parte rossa la sua superficie, così il paragone piuttosto che venire meno, rinforza. Io mi ricordo come se fosse adesso, che incontrando talora Lazzaro per la via, sul fare del vespro, imbacuccato fino agli occhi, col solo naso infuocato e cremesino fuori la pistagna del pastrano, io tra me e me pensava che tale aveva ad essere la spada fiammeggiante del Cherubino posto a guardia del paradiso terrestre.
      In cotesto paese bevono tutti largamente, - lungamente, - e lealmente. E sembra ancora che la Provvidenza abbia decretato così, perchè da una parte gli ha donato il migliore vino che le viti piangano nel mondo, e dall'altra gli negò le fontane, onde è forza usare le acque di cisterna, a cagione del suolo o per altro accidente, di sapore amare. Ho detto poi che bevono lealmente, avvegnadio gli antichi Statuti di questo Comune difendano tenere consiglio post prandium e se ne adduce il perchè senza mistero, con quel candore che distingue i galantuomini veri: propter vinum(27).
      Lazzaro è di eloquenza naturale un fiume: egli ha tinto e bevuto moltissimo, ma ha letto anche molto: però le sue parole stanno in lite perpetua con le sue azioni. Rimase vedovo, e dice sempre: per la grazia di Dio; - e poi tutte le sere nell'ora dei morti egli va in chiesa a recitare il De profundis per l'anima della sua povera defunta; nè mai gli avviene di sentire rammentare Lucrezia sua moglie senza che gli occhi gli si empiano di lacrime.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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