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      - E il dabbene uomo fascia la serpicina di fieno, e le domanda: -
      Adesso stai tu bene?" - "Io sto d'incanto; gran mercè, e Dio vi mandi il buon giorno e il buono anno." - "Felice permanenza." - E il montanino si rimette la via per le gambe. - Arrivato in Maremma assestava le sue bisogne; e poichè vi rinvenne l'aria migliorata di assai, prese la terzana solamente, e poi deliberò tornarsene a casa.
      Essendo capitato sopra la faccia del luogo dove trovò prima la serpicina, un grido minaccioso gli comanda: - "Olà! fermati, villano." - E il montanino subito pensò tra se: quando in questo luogo udii altra volta chiamarmi Eccellenza, potevo dubitare che dicessero a me; ma ora poi mi accorgo che vogliono proprio me; ond'egli fermatosi, gira attorno sbigottito lo sguardo, quando ecco sollevarsi dal masso una testa immanissima di serpe, la quale comecchè cresciuta fuori di misura, dalla fisonomia riconobbe tosto per la serpicina. - "Ohe, buona pasqua, comare! Che Dio vi salvi; come vi siete fatta fiera!" - disse il buono uomo, sforzandosi mostrare buon viso, quantunque dentro il cuore gli tremasse come foglia. - "Chi sei? chi ti conosce? quali dimestichezze sono elleno queste?" - "Diacine! sareste diventata signora? avete messo carrozza, per essere salita in tanta superbia? Peggio per voi...!" - E la serpe sbucando intera fuori dal nascondiglio, arricciate le creste, stralunati gli occhi, avventando in molto terribile maniera la lingua biforcuta, gli attraversa la via e fischia queste parole: - "Fa l'atto di contrizione, che io voglio mangiarti vivo.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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