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      Povero amico! l'amarezza infinita che contristò tuoi pochi giorni non poteva trovare conforto nel mondo, però che non derivasse da obietti o da casi esteriori, ma sì da incognita, interna, ed arcana scaturigine del cuore; e come se sapesse che presto avrebbe abbandonato la vita, così per averla maggiormente in odio pose ogni studio a inacerbire i disagi fisici e morali, come se essi non fossero di per se medesimi abbastanza incomportabili. - Nonostante a lui piacque così; e quantunque di beni largamente provvisto, egli sempre repugnò adoperarli se non in quanto i bisogni più urgenti della vita desiderassero. Sofferse il freddo, sprezzò ogni comodo, fu schivo di masserizie eleganti e di arnesi leggiadri. A un tratto parve talentarsi di libri, e ne acquistò dei rari; all'improvviso si rimase, per paura che questa passione lo vincesse, ripetendo il detto dell'Ecclesiaste: nella molta scienza è molta angustia, e tutto è vanità ed afflizione di spirito. - Nelle vesti procedè squallido oltre il dovere, se togli i pannilini che costumò sempre candidissimi[**Nell'originale "candissimi"] ed eletti. Però temendo che da simili abitudini non gli venisse fama di miseria, tenne usanza di comprarsi panni finissimi e ordinarsi vesti secondo correva il costume; e se il sarto glieli portava, ei li chiudeva negli armarii senza darvi più caso; se poi il sarto non li portava, ed ei li dimenticava. - Un vero santo Simone Stilita, che logorò i suoi giorni in cima alla colonna. Nella notte che trapassò a sorti migliori (e fu di mezzo agosto), essendo io solo dei suoi amici rimasto in camera con lui, aiutato dai servi lo vestii nobilmente di pantaloni bianchi di rara tela russa, sottoveste di raso operato, abito di bel panno turchino con bottoni di oro, camicia e fascetta di battista, e tutto il corredo come se aspettasse in riposo l'ora di andarsene al ballo.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Ecclesiaste Simone Stilita