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      A tanto di bassezza eravamo venuti noi altri Italiani, che famosi un giorno nelle arti di reggere i popoli, ormai non sapessimo più come governare noi stessi! Questi sistemi che intendono a fabbricare gli uomini come i mattoni, non credo che possano riuscire tra noi. Moti monotoni in casa, canti a sazietà ripetuti, non partecipano elasticità al corpo, vivezza allo spirito. La obbedienza della macchina male corrisponde alla osservanza spontanea dell'ordine persuasa dall'intelletto, che insegna come la disciplina sia nervo principale di bene regolata milizia. La educazione equivale ai reggimenti politici: anche il reggimento migliore in astratto può trovarsi ad essere il peggiore in concreto. Ottimo ha da reputarsi quel governo che sembra più acconcio a condurre a salute il popolo a cui si appone: così talora giova la democrazia, e talora anche la potestà dittatoriale. Di quale educazione abbiamo mestiero noi altri Italiani adesso? Io te lo dirò, sia pure per fruttarmene taccia di uomo arabico o peggio: noi abbisogniamo di riuscire feroci:
     
      gioventù feroce,
      Indomita, superba, e di una madre.
     
      La ferocia, o il vigore militare formano, a parere mio, il fondamento della dignità, della sapienza, ed anche della bellezza di un popolo. I Romani chiamavano virtus, virtù, la prestanza militare dell'uomo. - Io per me sempre ho reputato sapientissimo quel concetto di Foscolo, il quale teneva prima in pregio la forza, poi la bellezza, e finalmente lo ingegno. Ma che speri tu mai da queste vespi battezzate.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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