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      Ahimè! uguali ad Ascanio altri non pochi mi circondarono nella vita senza fede e senza speranza, e siccome erano disperati veramente, non per vana ostentazione, così li vidi appassire, prendere a sazietà la vita, e morire. - Io sopravvivo solo a tanti valorosi amici defunti, ma spossato, - ma rotto come colonna mutilata di un tempio in rovine; - e nonostante, quello che mi sostiene è un filo di speranza, e dove venisse a spegnersi io mi protenderei sopra la terra, e le direi: - O madre, cuoprimi; - ed ella accoglierebbe gratamente in suo seno un figlio che ha sofferto tanto, goduto nulla; - assolutamente nulla.
      Agitato nel profondo, io mi condussi solo all'adunanza; e come soglio, mi posi in disparte oscuro osservatore di quello che avveniva. Gettai uno sguardo sopra la schiera dei fanciulli quivi raccolti per ricevere i premii: e o sia che la impressione delle parole di Ascanio durasse, o fosse veramente così, non vidi mai sembianze più somiglievoli tra loro, nè tanto stupide. Il mio pensiero trascorse a quei giardini ove i mirti e gli allori appaiono tagliati a guisa di muraglie verdi per cui gli uccelli non vedendo rami verdi e arieggiati fuggono via, gli amanti aborrono coteste ombre mute, e gli altri tutti immaginano passeggiare pei corridori di un convento, non già pei floridi viali ove l'uomo si ricrea. La pianta-uomo italiana sembra desiderare libera le rugiade del cielo, e crescere senza impedimento aperta ai raggi del suo sole: ella non consentirà mai a sentirsi ridotta come le dozzine degli aghi dentro cartucce, marcata, numerata, e riposta per ordine dentro agli scaffali.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Ascanio Ascanio