Pagina (121/469)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      - Ma lasciamo i fanciulli e i loro fati, chè tale a cui le nostre miserie sono note, e le può riparare, provvederà che non vadano in perdizione.
      Davanti una tavola lunga illuminata da copia di folgoreggianti doppieri, ornata di tappeto verde, sedevano parecchi onorandissimi e onoratissimi Messeri. Menerebbe troppo per le lunghe descriverli tutti: scerrò i principali. - Alla mia destra appariva un personaggio egregiamente nudrito, tondo e rubicondo, con occhi sporgenti e lucidi di quella tale lucentezza che osserviamo negli occhi dei bambini e dei vecchi; quando incomincia o cessa la vita; età che si toccano per la impotenza imbecille; se non che la infanzia ha davanti a se la speranza, e la vecchiezza il sepolcro. Tutto latte e miele, costui mentre dal cavo degli occhi lasciava di ora in ora cadere giù per le guance una stilla di umore cristallino e vago, sopra i muscoli dei labbri gli saltellava un riso dolcissimo. - Così nei giorni di primavera parte di cielo versa talora sopra la terra una pioggia tranquilla, e dall'altra parte il sole irradiandola converte coteste gocce in rubini, in zaffiri, in crisoliti, insomma nella moltiplice generazione delle gemme per cui tu credi che le Fate insanite rovescino sul mondo tutti i loro scrigni di gioie. - O avventurato bambolo di quaranta e più anni! Io non ho tinte che bastino a dipingere la tua beatitudine: tu mi parevi uno di quei putti dorati che sopra gli altari si veggono reggere candelabri, o seduti sopra nuvole formate a sembianza di enormi sfogliate.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Messeri