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      Al decoro, al gentile, al bello e al buono.
     
      Ma, egli è mestieri pur dirlo, il simulacro di cui massimamente si appagano le ardue anime dei Grandi vuole essere inalzato dal popolo, - dal Briareo dalle cento bocche e dalle cento mani, - il dominato dominatore di tutti, - del quale i re, i poeti, gli artisti, gli uomini insomma per ogni maniera cupidi di fama, domandano supplichevoli la laude o le larghezze, o la tutela, o la vendetta. - Sì, la laude, - perchè i potenti, i sacerdoti, e tutti insomma cui arse desiderio di gloria, non crederono che la corona, la tiara, e la ghirlanda, a ragione fosse posta sopra la testa loro se il voto dell'universale non ve la confermava. Al popolo fu concesso essere sopra i re, quando creò i suoi re; e quando qualche volta, ma rado, prendendo da se questa facoltà li distrusse, il popolo scelse quelli a cui disse: Voi sarete i miei Grandi: ed anche in questo i principi si trovarono ad essere sottoposti al popolo. - Sì, la larghezza, - imperciocchè le perle del diadema reale per la più parte si composero delle lacrime congelate del popolo, e il poco oro della reggia e del tempio venne comprato con la massa enorme di rame che estrassero dalle viscere del popolo come da una miniera. - Sì, la tutela, - perchè se il popolo ti guarda, chi ti toccherà? se il popolo ti odia, chi ti salverà? - Sì, la vendetta, - perchè il popolo quando pose la sua mano sopra un capo quantunque potente, sopra un regno sebbene vetusto, dopo istanti od ore fu detto: Qui visse un Uomo, e qui fu un Regno!


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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