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      Giungendo poi alle stelle e alle distanze loro, non contate a leghe: infinite sarebbero le cifre, nè le comprenderebbero bene; per punto di paragone prendete la velocità della luce; avvertite com'essa percorra ottantamila leghe per minuto secondo; aggiungete non isplendere stella di cui la luce pervenga a noi in minor tempo di tre anni; e di alcune poi non ci vuole meno di trent'anni. E dalle cose certe passando alle probabilissime, insegnate come noi potremmo vedere stelle dopo milioni e milioni di anni che cessarono di scintillare, perchè la luce che emana da cotesti splendori impiega molti milioni di anni a percorrere lo spazio che li divide da noi." - Tal era in succinto il consiglio che Eulero dava all'amico suo. E seguitandolo, il ministro rivelò il mondo della scienza e non più il mondo della favola. Eulero lo attendeva impazientemente, e l'amico sopraggiungendo disfatto in sembianza e sbigottito, esclamò: - "Eulero mio, a quali tempi fummo noi riserbati! Dimentico l'uditorio del rispetto dovuto al luogo sacro, mi ha applaudito come si costuma in teatro." -
      Forse, e senza forse, causa schifosa di decadenza sembra che possa estimarsi il Giornalismo nel modo che ai giorni nostri noi lo vediamo esercitato da taluni in Italia. Potrebbe sostenersi anche meglio com'egli sia non causa, ma conseguenza. Però, principio od effetto, mi pare brutta e turpe piaga della nostra letteratura. Francesco Troloppe, con argutissimo trovato, osserva che la provvidenza compartì ai giornali l'odore nauseante di cui li sentiamo gravi, per prevenire i lettori contro le brutte cose che in essi si contengono, non altramente nè con pensiero diverso da quello pel quale dava il fragore ai serpenti a sonaglio onde la gente se ne guardasse e stesse lontana.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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