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      La esordiente società romana abbisognava di nozze; non le concedendo i vicini, i Romani rapiscono le donne. In cotesti tempi i patti paiono insidie, e sono. La figlia di Tarpeio domanda in premio della rocca tradita quello che usano i Sabini intorno al braccio sinistro: essi invece di monili precipitano sopra la sciagurata gli scudi, e la uccidono(58). Allora gli Ardeati e gli Aricini compromettono nei Romani la lite di un campo, e i Romani giudici, per sentenza usurpano il campo. Gli uomini consolari vanno indarno esclamando: "troppo maggiore essere la ingiuria alla buona rinomanza e alla fede, che il beneficio del campo usurpato. Che cosa mai riferirebbero a casa i legati? Quali parole andranno essi spargendo? Questo gli alleati udiranno, questo i nemici, e con quanta inestimabile amarezza i primi, con quanto grande esultanza i secondi?"(59) Voci perdute! Il bisogno, persuasore orribile di mali, preme più urgente assai che il desiderio della bella fama, e Scaprio, uomo plebeo, promotore della rapina, prevale. Ai costumi rispondono le leggi. Il disposto delle dodici tavole, secondo quanto Cicerone referisce, piuttostochè reprimere, favoriva le fraudi(60).
      Ed esempi di necessità a rompere le leggi della morale, sono in tempi più recenti le stragi degli Sterlizzi, quelle dei Mamelucchi, le altre dei Giannizzeri, e forse le giornate del Settembre dai Convenzionali di Francia consentite, o volute; - e sopra tutto (imperciocchè con maggior agio ragionisi dei casi alquanto dai moderni nostri discosti) i modi tenuti dal duca Valentino in Romagna.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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