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      Le mie idee si aggiravano entro un luogo vuoto, quale senza corda confesso essere l'interno della testa accomodatami su le spalle dai cieli benigni, o maligni onde non le prendeva paura d'incontrarne altre che le facessero arrossire per l'umile veste di cui andavano abbigliate, ossivvero retrocedere perchè non sufficienti a correre una giostra di sillogismi: ed ora che io le spingo fuori presso a poco col garbo di un geloso che accompagna alla porta un ospite malgradito, dichiaro invano sarebbe loro gettato il guanto della sfida: - abborrono ogni contesa. - Se v'è del buono sel prendano, il tristo lo lascino stare; - se tutto tristo, le abbiano per non nate, o le si gettino tra le rovine del niente, come diceva l'altro anno un poeta romantico(95). - È egli un bene il commercio? - Secondo: i punti di vista di uno oggetto sono varii; - dal basso in alto cresce, dall'alto in basso diminuisce, e via discorrendo. Io per me penso che senza commercio non avremmo goduto i prodotti dei paesi le mille miglia lontani dai nostri; ed allora lo suppongo un bene, - biasimando per indole la rigida setta degli Stoici, e coloro che la suprema ventura ripongono nello spogliarsi di ogni piacere della vita... felicissimo allora tra le cose create il macigno! felicissima delle umane condizioni la morte! - e confacendomi meglio con quell'antico Sapiente che volle statuito un premio a colui che avesse trovato un piacer nuovo. - Gloria dunque al commercio, però che accresca il novero dogli umani godimenti.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Stoici Sapiente