Pagina (286/469)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma se per tutto quello appartiene allo stile poco andò lungi dalla perfezione, per ciò poi che riguarda la immaginativa io non vedo di quanto avanzasse l'arte, o almeno io non vedo che l'arte da Giotto a Masaccio progredisse in proporzione dello stupendo incominciamento ch'ebbe dal primo. Io non so chi si fosse il poeta che compose in sua lode i bei versi:
     
      Pinsi, e la mia pittura al ver fu pari:
      L'atteggiai, l'avvivai, le diedi moto,
      Le diedi affetto: insegni il Buonarroto
      A tutti gli altri, e da me solo impari.
      Masaccio non era uomo da insegnare al Buonarroti. Questi sortì dai cieli un'anima ardua, un salvatico ingegno, che da nessuno impara, che si nudrisce,anzi pure divora se stesso; ed egli ce lo rivelò con quel suo detto:
     
      Io vo per vie men frequentate, e solo.
     
      Nella mia mente Michelangiolo si confonde con Tacito. - Quando popoli grandi arrivano all'agonia della loro civiltà, noi troviamo come la Natura crei qualche gigante di severo intelletto, destinato a rotolare sopra il suo sepolcro il coperchio di granito. Tacito scrive i funerali della nazionalità romana, Michelangiolo scolpisce e dipinge i funerali della nazionalità italiana; e gli Annali del primo spaventano come il Giudizio Universale del secondo. -
      Ma per tornare a Masaccio, a me sembra trovare nei suoi tempi la ragione per cui l'arte non potesse ampliarsi gran tratto, però che nulla avvenga quaggiù senza causa convenevole; e se talora rimane troppo occulta, e si sottrae alle investigazioni umane, male negheremmo che una causa sia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Giotto Masaccio Buonarroto Buonarroti Michelangiolo Tacito Natura Michelangiolo Annali Giudizio Universale Masaccio