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      La Madre guarda gli occhi del Figlio, imperciocchè quivi ella vedesse la favilla estrema di vita, e le rammentino la traccia ultima della esistenza di lui. - Forse ella sa che la morte non ha forza di prevalere sul Cristo, che il termine del martirio terreno è continuazione della sua gloria nei cieli: anzi ella lo sa, non vi bada adesso; più tardi il pensiero le revocherà tutto questo alla memoria, e ne andrà consolata.... per avventura anche lieta. Lei diranno le genti beatissima tra le madri, ed ella si terrà pur tale, e tendendo un giorno le braccia aperte verso il Cielo, l'amore materno, a guisa di ali di fuoco, lei trasporterà verso il suo Creatore, verso il suo Figlio ch'è nei cieli: ora ella si mostra madre terrena, quantunque di natura più eletta di ogni altra figliuola di Adamo. L'arte antica e la moderna non seppero, per quanto io conosca, presentarci tipo di dolore così sublime come quello della Madonna. Veramente Niobe supera ogni affanno che pensiero umano valga a superare. Niobe non impreca, non si stempra in lacrime, non prorompe in urli o in atti deliranti, ma cade segno di vendetta che per uomini sarebbe infame, per Numi poi è inconcepibile; cruda, sterile e ignobile vendetta, la quale non può fare a meno che susciti maledizione e furore: il sangue dei figli di Niobe fuma ira; e se Niobe potesse, l'avventerebbe come una fiamma da ardere l'Olimpo, e farebbe bene. - Ma il sangue di Cristo supplica perdono: egli volente lo sparse, egli l'offerse per prezzo di riscatto, e tornerebbe ad offerirlo di nuovo: di qui la differenza maravigliosa dei due tipi di dolore materno, di Niobe e di Maria, che io reputo argomento degno di nobile e profonda scrittura.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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