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      Le donne non ebbero mai più gentile lodatore di quel Martino Lutero, di cui il nome solo mette spavento alle mie leggitrici cattoliche. Fra Martino, il quale ebbe, come il Bandello lasciò scritto, - un bellissimo ingegno, - notando la sua Bibbia, al punto in cui si narra il sacrifizio d'Isacco, scriveva così: "Quali mai furono i sentimenti di Abramo allorchè acconsentiva a svenare il suo figliuolo unico? Certo egli non ne tenne parola con Sara...." - Lo Chateaubriand avverte sembrargli cotesta riflessione per semplicità e per tenerezza quasi sublime. Perchè quasi? Io di mia propria autorità tolgo l'avverbio modificativo, e la dichiaro del tutto sublime, e se taluno si avvisasse riprendermi, io me ne appello a tali giudici, che so troppo bene che mi daranno ragione, - voglio dire le Madri.
      So per lettura di effemeridi che pittori francesi, fra i quali Delacroix, concepirono e dipinsero la Pietà, (che Pietà suole chiamarsi in arte, la Madonna col Figlio morto in grembo); ma primieramente perchè non ebbi mai sott'occhio cotesti quadri, e poi perchè mi sento pochissimo disposto a giudicare con favore della pittura francese, così parmi onesto tacerne.
      Piuttosto mi permetterò alcuna parola discorrere intorno alla famosa Pietà del Buonarroti. Veramente, quando uomini quale io mi sono, ci facciamo a ragionare di cotesti prodigi d'intelligenza, pudore e dovere persuadono a procedere molto rimessi, e a modo di dubbio: però la reverenza del nome non ha da togliere il giudizio: ossequio non suona tirannide, come libertà non corrisponde a licenza.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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