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      UNA MADONNA COL BAMBINO,
      QUADRODEL PROF. TOMMASO GAZZARRINI.
      Esposto nell'I. e R. Accademia di Firenze nell'anno 1829.
     
      Credette Cimabue nella pinturaTener lo campo.
      DANTE.
     
      Prima che per me si discorrano alcune parole di lode intorno all'opera della quale l'egregio nostro Tommaso Gazzarrini volle onorare la diletta sua Patria, abbia sincerissime grazie ed elogio il cittadino che seppe affidarne la commissione all'ottimo artista con magnificenza degna piuttosto degli antichi tempi di gloria, che singolare nei moderni, per pochezza di anima e per avarizia distinti. - Tengo celato il nome onde la sua modestia non si offenda, ma ben può bastare per chiunque legge la cosa. - Desidero un'opera delle vostre mani, disse il liberale cittadino all'artista; - e prezzo, soggetto, tutto insomma, lasciava all'onestà e, all'ingegno del pittore. - Il pittore commosso condusse il quadro con tale una tinta, che di rado s'incontra su le tavolozze umane, - la gratitudine. Narrasi di Raffaello Mengs, che avendo terminato il ritratto di Giuseppe II, questi sebbene assai, come meritava, lo commendasse, nondimeno dicesse parergli men bello di altro che scorse attaccato nello studio del pittore; alla quale osservazione il Mengs rispose: - "Ciò avviene perchè è di un mio amico." - L'imperatore soggiunse: "Ed anche nel mio procurate di porvi l'amico; "ma siccome gli affetti non si comandano, così il ritratto di Cesare rimase per sempre inferiore a quello dell'oscuro amico. - Se noi vorremo volgere la mente alla miseria del pensare, ed allo spasimo dell'ostentare; se alle interne cupidigie ed alle frugali magnificenze esterne; se allo studio del comparire e non essere; se alla quartana di conseguire il molto col poco; se al costume di acquistare tutto a peso o a misura; se alle barbare ignoranze; se alle povere stupidezze: io non conosco davvero nella nostra favella parole bastanti a celebrare l'uomo che accolse nello spirito il desiderio gentile di possedere un'opera che fosse, e non paresse bella, e sentì che l'ingegno non si compra, non si paga; ma soltanto in parte si ricompensa.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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