Pagina (302/469)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Milizia, che tra buone e cattive tante cose scrisse su lo arti, favellando della eccellenza delle opere greche, afferma che i Greci pei costumi, pel clima e pel governo loro forse soli poterono vedere la bella natura, e renderla ancora più bella a cagione dell'amore che nudrirono per le Grazie; e racconta come instituissero una pubblica festa in cui si premiava tra la bene disposta gioventù coloro che sapevano dare baci più leggiadri. - Oggi, continuando con le idee del medesimo scrittore, in qual modo osservare la venustà delle forme se dai busti, dalle fasce, dai lacci, dalla inerzia, dalle stesse carezze, prima che nate distrutte? - È accaduto per la Natura quello che avviene ai quadri che la gente del mestiere chiamano restaurati (per mostrare almen col vocabolo ai Signori che spendono bene il danaro), dei quali, se vuoi distinguere il merito, bisogna prima che tu separi ciò che è sacrilegio di restauratori da quello che fu sapienza del pittore. Ci vuole occhio arguto per discernere, come cuore gentile per sentire; e fin qui della prima parte, cioè del leggere. Conosciute le arcane bellezze, l'arte domanda genio per avvivarle, o piuttosto per fedelmente tradurle. Canova non sortì dal cielo un bel volto, e testimoni ne sieno gli occhi di chi vide il suo ritratto dipinto nella Galleria di Firenze; pure quando lo scolpì colossale nel marmo, seppe cogliere un atomo di misteriosa bellezza, e infonderla nel suo sembiante, in guisa che irradiato da luce celeste ti appare quasi divino.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Greci Natura Galleria Firenze