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      Al fine una cotale disperazione lo spinse ad appressarsi a lei, dacchè ella non volea appressarsi a lui, e nella mentovata domenica mal sapendo che si facesse o vedesse, e meno quel che sentisse o sperasse, si prostese a canto a lei. Quivi presso sorgeva una colonna che a mala pena lo nascondeva con lo sbattimento. - Vi posava per alcun tempo la fronte, e se ne sentiva ristorato. Dianora non si accorse che le stesse vicino; ella non cantava, nè la zia gliene muoveva domanda. Non batteva palpebra; intentissima considerava il libro delle preghiere, e Ippolito tenne per fermo che ciò a bella posta facesse, onde infievolito dall'angoscia della mente rimase come soffocato dalle sensazioni. - Ei le posava a canto: - le belle forme, il volto, le vesti, che sole ardiva toccare, la somiglianza dell'attitudine di ambedue nell'implorare Colui che i teneri cuori implorano, affinchè prenda compassione dei nostri affanni; insomma tutto contribuiva a commuoverlo altamente. Allora tentò l'afflitto giovane con estremo sforzo levare gl'interni pensieri alle cose celesti, ma nel giungere che fece le mani, così dirotte gli sgorgarono le lacrime, ch'ei se ne trattenne. In fine la zia, che aveva speculato attorno per iscoprirlo, con maraviglia e diletto se lo vide vicino. Già ella cominciava a penetrare il misterioso amore, e quantunque non ignorasse chi egli si fosse, e la inimicizia mortale delle due famiglie, pure tanta albergava in lei benignità di natura, tanta la vaghezza di comporre le discordie, ch'ella si consigliò apportare conforto ai miseri amanti.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Ippolito Colui