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      Ciò fatto, lo interrogava perchè si astenesse dal cibo; e Ippolito senza badare a nulla fece prova di recarsene un frusto alle labbra. - "Oh il bene compito giovane!" gridò in quel punto il padre; - ed Ippolito, accorto dell'errore, diventava vermiglio fino agli occhi; ma egli aveva la mente volta alla mano della Dianora, e insiem con lei inginocchiato teneva il libro delle sante orazioni. - Dopo breve tempo ricomposto, con tanta leggiadria domandava scusa alla donzella, che il padre pensò: - E' pare un principe! - La giovine donna, osservato il bell'atto, se lo immaginò suo innamorato; e tolte le mense, la madre, presi i suoi veli, se ne andò a visitare certa sua conoscente chiamata comare Veronica.
      Comare Veronica per singolarissima ventura aveva parentela con le case Bardi e Buondelmonti, e come donna che non s'impacciava di odii e di rancori, amando del pari ambedue, e di ambedue andando egualmente superba, invitava talvolta alcuno dei giovani Bardi, tal'altra alcuno dei Buondelmonti: senonchè, quando erano per andarsene, raccomandava loro di non riportar parola di quanto avessero inteso in casa sua, perchè altrimenti lo avrebbe tolto a male; e i giovani non facevano dispiacere alla buona donna. Questo mistero pertanto sarebbe stato per Dianora e Ippolito di triste conseguenze cagione, dove men buono avessero avuto il cuore.
      Già da molti giorni la zia della Dianora, usando continua in casa della comare Veronica, le aveva palesato come tra poco le verrebbe proposto cosa da lei approvata per buona.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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