Pagina (328/469)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Ora Ippolito osservò certa scala di corda destinata agli uffici domestici, e, a dirla giusta, posta in opera dal vecchio gentiluomo, nel modo appunto che adesso si avvisava adoperarla il giovane. - Nei suoi primi anni il padre Buondelmonti era stato famoso per avventure di amore; poi si volse a far danari, e a sostenere ostinatamente le pratiche antiche, onde la gente assai lo reputava per le sue virtù, e per la condizione, e il parentado; - e se cento scale fossero insorte in giudizio contro di lui sarebbero state credute testimoni falsi.
      Ma la buona indole d'Ippolito lo consigliava a procedere circospetto. Aspettò mezza notte; si calò giù dal balcone, e tolta la scala sotto il mantello, si avviò tenendo un vicolo oscuro rasente casa Bardi. - Una finestra della camera di Dianora dava sul vicolo, le altre sul giardino: Ippolito tese l'orecchio, e sentendo un rumore di suoni e di canti, che di mano in mano si faceva minore, stava per avvertire la Dianora del suo arrivo col gittarle alcun sassolino nella stanza, quando intese approssimarsi persona: - era un giovanastro che andava per quelle vie rimote in traccia di mala occasione. Ippolito si strinse in un canto, pauroso non s'inoltrasse nel vicolo; - per buona sorte il rumore passò, ed egli di nuovo mosse il piede fuori del canto, e di nuovo vi si restrinse. Due altri giovani cominciarono a contendere se dovessero o no passare nel vicolo. Uno di loro, che pareva ebbro, voleva ad ogni costo cantare alla sua bella nemica, non fosse altro per far dispetto al vecchio, e trarlo fuori di casa con cotesto suo spadone lungo lungo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Ippolito Buondelmonti Ippolito Bardi Dianora Ippolito Dianora