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      Gli era concessa l'onesta domanda. L'antico confessore, con le lacrime agli occhi, affermava che la memoria del caro giovane tornerebbe sempre in onore della sua famiglia, siccome la sua anima sarebbe andata per certo alle dimore dei Santi; - e la processione seguiva il suo cammino. La stupida curiosità ingombrava la mente della plebe circostante, se non che alcuni pochi sentivano compassione sincera, e molte femmine furono vedute tornare indietro offese dallo spettacolo, forte piangendo, e senza pure aver lena di rispondere alle domande di chi incontravano per via.
      La processione è giunta sotto il palazzo dei Bardi. Il volto d'Ippolito diventa prima colore di terra, e poi torna infuocato. Le sue labbra tremano, i suoi occhi si riempiono di pianto; e pensando che la sua donna si sarebbe fatta al balcone per raccogliere l'ultimo sguardo dell'amante che moriva per lei, s'inchinò gentilmente, e costrinse le labbra a un lampo di sorriso. - La tromba suona per la seconda volta. Dianora balza dal letto, e domanda che cosa fosse cotesto fragore che si avvicinava. - La zia con suoi argomenti s'ingegna di farla posare. - Suona la terza - La zia non può oggimai più raffrenarla, nè vuole, e: "Va," le dice, "va, nel nome di Dio, mia figliuola, e il cielo sia teco."
      La Dianora co' capelli sparsi, senza pianto, infiammata nel guardo, proruppe nella stanza ove stava raccolto il parentado, e con forza sovrumana svelse due uomini dal balcone, e protendendosi fuori con mani tese esclamava(104): - "Fermate! fermate! egli è il mio Ippolito; egli è mio marito!


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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