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      - E di cui è quel nome? Egli suona su l'origliere, spaventoso come l'onda mugghiante che spinge la tavola contro la riva e rompe su lo scoglio appuntato il misero che sommerge per per non rilevarsi più. - Di cui è quel nome? - Egli è di Ugo, del suo.... - In verità non si aspettava a questo! - Egli è d'Ugo, - il figlio di una donna ch'egli amò, - il suo proprio pericoloso figliuolo, - il frutto della sfrenata giovanezza quando tradì la fede di Bianca, la vergine che pose stoltamente fiducia in colui che non la fece sua sposa.
     
     
      VII.
     
      Trasse dalla guaina il pugnale, poi lo ripose prima che fosse nuda la punta; perocchè, quantunque immeritevole di vita, egli non può uccidere creatura sì bella, almeno quando sorride, e quando dorme. - Non la sveglia, ma l'affisa con tale uno sguardo che, dov'ella si fosse svegliata dalla sua estasi, l'avrebbe costretta a nuovamente dormire. - Ora la lampada ardente riflette la luce nelle sue lagrime: - ella non parla più, - e dorme tranquilla, mentre nel di lui pensiero sono noverati i suoi giorni.
     
     
      VIII.
     
      E col mattino egli cerca, e trova nei molti racconti dei circostanti, la prova di quello che temeva conoscere: il delitto presente, l'angoscia futura. Le fantesche, consapevoli, pensano a salvare se stesse, e si affannano a rovesciare su lei l'onta, la colpa e la condanna; - quindi, posto da parte ogni velo, raccontano ogni circostanza valevole a dare piena credenza alla storia che fecero, e il cuore e l'orecchio dello sfortunato Azo ormai non hanno cosa da più sentire, od intendere.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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