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      Sì, - quando imperversa la procella crescente, batte lo scudo del generoso Oscar, sebbene non più quivi s'inalzino le sue bandiere nè le sue piume di nero avvolgimento.
      Bello illuminava il sole la nascita di Oscar quando Angus lo baciò suo primogenito; e i vassalli intorno al castello del barone si affollarono per far plauso all'aurora avventurosa.
      E la festeggiarono con i cervi della montagna, e la cornamusa squillò nelle acute sue note, e per meglio ravvivare il convito montanaro suonarono quelle armonie di numeri marziali.
      E quando intesero l'aspra musica della guerra si affidarono che un giorno la stessa cornamusa avrebbe squillato davanti il figlio del barone mentre egli conducesse la masnada.
      Trascorse ben presto un secondo anno, ed Angus salutò un secondo figliuolo, il suo giorno natale fu simile all'ultimo, e di subito fu imbandito il giocondo festino.
      Ammaestrati dal padre a tendere l'arco sui colli tenebrosi del vento di Alva, i fanciulli in giovanezza cacciarono i cervi, ed affrettarono i cani dietro alla pesta di quelli.
      Ma prima che avessero compiti gli anni della infanzia, si mescolarono nelle bande della guerra, lievemente trattarono la splendida daga, e scoccarono lontano i quadrelli fischianti.
      Nera appariva l'onda dei capelli di Oscar e s'agitava scomposta all'alitare dei venti, ma i ricci d'Allan pendevano sempre ordinati e belli; - la guancia era pallida, e pensierosa.
      Oscar palesava un'anima di eroe, e gli tralucevano i neri sguardi pei raggi della verità. Allan poi aveva imparato per tempo a frenare le passioni, e fino dagli anni primi placide suonarono le sue parole.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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